Sensazioni

Dell’arte del compromesso e del diritto al fallimento

Qualcuno mi ha suggerito che non dovrei per alcun motivo far trasparire all’esterno un momento “negativo” relativo alla mia attività professionale. La maggior parte delle persone, al posto mio, ora farebbero come se nulla fosse e tirerebbero dritto.

Nella mia vita quotidiana, tuttavia, c’è un dogma imprescindibile: mai fingere indifferenza, anche quando sarebbe opportuna per non farsi cattiva pubblicità. L’arte del compromesso non mi appartiene. Del resto parliamo di un essere umano che non esitò a licenziarsi da un ottimo contratto a tempo indeterminato (l’ultimo della sua vita) per far valere una questione di principio.

Forse è normale che il marketing, per me, finisca in secondo piano.

Questa intro noiosa è per annunciare che il laboratorio “Scrittura Ninja” non è partito causa carenza di iscritti. E qui mi ricollego all’incipit del post: non dovrei dirlo. La convenzione vuole che si vada avanti senza far trapelare un messaggio di presunta debolezza.

Invece lo scrivo. E lo rimarco. Perché pretendo il diritto di fallire. Una parola brutta, grossa, fuori luogo, in fondo stiamo parlando soltanto di un laboratorio di scrittura che per svariati motivi non ha raggiunto il numero minimo di partecipanti.

Numeri lusinghieri

Nella mia testa, però, le cose si incasellano in maniera diversa. Da settembre 2022, ovvero da quando propongo i laboratori di Creatività scrittoriale, ero sempre riuscito a proporre un ciclo di incontri ogni mese (fatta eccezione per la pausa natalizia), più due workshop e il trittico di incontri gratuiti nelle biblioteche. Questi ultimi, anche per ovvi motivi, sono stati un successo. Ai laboratori proposti a Lecco ho sempre avuto fra i sei e i dieci partecipanti, numeri che ritengo positivi e lusinghieri. L’esperienza, fin qui, è da considerarsi straordinaria.

Con ogni probabilità non era normale filasse tutto così liscio. Queste difficoltà avrei dovuto affrontarle prima, sarebbe stato comunque nel “prezzo del biglietto”. È così per tanti. Ma sono stato fortunato. In piccola parte bravo, in larga fortunato.

Ora incasso il primo, piccolo fallimento di un laboratorio non partito e non ho timore ad ammetterlo. Seguiranno altre battute d’arresto, perché fidelizzare i partecipanti e trovarne costantemente nuovi è complicato, pur facendo di tutto per promuovere l’attività, pur ricevendo consensi e pacche sulle spalle, pur percependo il passaparola. Allo stesso modo lo ritengo un atto di trasparenza assoluta nei confronti di chi mi segue: se sbandieri per un mese la promozione di un’iniziativa, non puoi far finta che all’improvviso sia svanita nel nulla. Quando entrate nella sezione “Le ultime proposte” sul mio sito, un laboratorio già partito è sempre accompagnato dalla dicitura “in svolgimento”. E qualora non riesca a iniziare, proprio come avvenuto oggi, non esito a sottolinearlo. Sono un giornalista e per lavoro informo. Non scappo.

Abbiamo tutti diritto a toppare e ad ammetterlo pubblicamente, se ci fa stare meglio. A me serve; vivo in perenne equilibrio precario sul filo dell’autostima e ogni mia iniziativa che si arena mi causa dolore. Proprio come accade durante i laboratori, scriverlo qui rappresenta una sorta di medicina, un atto propedeutico a cercare soluzioni per far sì che non ricapiti: capire cosa non è piaciuto, se giorno e orario sono sbagliati, se l’argomento non fa presa o il messaggio non arriva al pubblico. Imparare, correggersi, migliorare. Sono i vuoti ad arricchirci e a permetterci di migliorare, perché creano spazi da riempire.

A breve pubblicherò il nuovo calendario dei laboratori. Non si molla. Mai.

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